Documentario, girato in occasione di una visita in Cina nel 1979 del celebre violinista Isaac Stern. Documentario di fattura classica, nel senso di efficace e onesta. Una produzione in onore della ripresa delle relazioni fra gli Stati Uniti e la Cina del dopo Rivoluzione culturale (e sono gli accenti meno felici del film).
Ma soprattutto, ed è quello che rende il film immensamente godibile (alcuni amici hanno confessato di averlo visto quattro volte... ) l'incontro, vibrante di emozione, fra l'erede della grande tradizione musicale occidentale e un popolo di commovente disponibilità culturale.
Bisogna assistere agli incontri tra Stern ed i giovanissimi interpreti cinesi, quel suo incalzare con il fragile strumento fra le mani, quasi a voler trasmettere di viva forza la propria conoscenza. E la straordinaria concentrazione, il pudore dei suoi allievi, il miracolo di un incontro spirituale che si svolge con quell'umanità, quella istintività così rara; e che sembrano essere diventati un privilegio del mondo dei musicisti.
Un film che è piuttosto una testimonianza, una lezione di vita, un invito a guardare il mondo diversamente da come ce lo insegna il telegiornale.